La festa di Gesu’ Nazareno si svolge a San Giovanni Gemini (AG) la seconda domenica di Giugno.
Ha delle origini antichissime poichè è stata celebrata per la prima volta nel 1677 ed è tra le feste più popolari della Sicilia, seguita da ogni parte del mondo.
Il protagonista dei festeggiamenti è il Santo Crocifisso del Nazareno.
Il simbolo più rappresentativo e folcloristico della festa è il “Carro Trionfale” in onore del Nazareno che viene trainato per un percorso di 400 metri, simbolicamente, da una coppia di buoi, ma realmente, dai devoti tramite una corda lunga 80 metri.
Il Carro Trionfale, composto da una base a forma di barca e da una torre centrale che s’innalza verso il cielo, celebra il Cristo glorioso; la “ barca”, nell’iconografia religiosa, ben rappresenta la Chiesa che, guidata da Gesù con il suo popolo, affronta le sfide della storia, invece la Torre rappresenta l’anello di congiunzione fra cielo e terra e può simboleggiare l’aspirazione dell’uomo verso l’infinito.
“A costruzioni du carru”
“A costruzioni du Carru” avviene all’inizio del corso Francesco Crispi e si prolunga per un mese. La tradizione vuole che il legname venga portato fuori dai magazzini dove si conserva, 40 giorni prima.
Lo sparo dei mortaretti e il suono delle campane della Matrice annunciano “a nisciuta di legnami du Carru” e l’inizio degli intensi preparativi per la festa di Gesù Nazareno per i componenti del comitato.
La domenica successiva, a mezzogiorno, viene piantato “u primu chiuavu” (clicca qui per il video), seguito anch’esso da spari e dal suono delle campane, che simbolicamente indica l’inizio dei lavori della costruzione del Carro.
La costruzione, una volta raggiunta l’altezza definitiva, viene addobbata.
Il venerdì mattina vengono applicate le ruote ai fusi e si effettuano gli ultimi controlli alla struttura.
Posizionamento delle ruote “a ‘mmurditura di l’assi e du timuni”
Il venerdì mattina vengono posizionate le ruote raggiate ai fusi, ognuna delle quali ha il diametro di metr 1,32 e la larghezza di 10 cm.
L’operazione della “’mmurditura di l’assi e du timoni” in forma quasi rituale è una delle operazioni più importanti dell’allestimento del Carro.
Essa consiste nel legare, con 10 corde di “cannamu” (canapa) del diametro di 2 cm e della
lunghezza di 18 m, alle due travi laterali e a quelle centrali della base del carro rispettivamente agli assi ed al timone.
Le corde sono ritenute per l’occasione più adatte delle fasce di ferro, perché consentono maggiore solidità e flessibilità.
Al blocco, formato dalle due travi centrali della base e dal timone, viene affermata la “corda mastra o cordone”, cioè la grossa fune di “zabbàra”(agave), lunga circa 80 metri e del diametro di 4 cm, che serve al popolo a frenare o tirare il Carro.
La domenica mattina i “’mmurditura” legano il timone nella parte opposta della base ed effettuano i preparativi per la risalita del Carro.
Due ore prima della “scinnuta” e dell’“acchianata” le corde vengono bagnate allo scopo di renderle più resistenti.
“A maschiata”
La mattina del sabato si entra in piena atmosfera festiva. A mezzogiorno si svolge la “maschiata”, uno spettacolo di mortaretti che si allestisce lungo il corso Francesco Crispi, come per annunziare il percorso del Carro.
Gli scoppiettii dei mortaretti simboleggiano una corona del Santo Rosario finalizzati alla purificazione ed alla preparazione del sacro percorso del Carro Trionfale.
E’ uno spettacolo unico a cui assistono tantissimi fedeli.
“A vistuta di li vua”
“A vistuta di li vua” riguarda l’addobbo dei buoi che precedono il Carro che anticamente servivano a trainarlo.
Essi vengono adornati con paramenti tradizionali di velluto rosso, viola e nero, ricamati finemente con filo dorato e con ghirlande di fiori di carta. Tali buoi sono offerti dagli allevatori per voto o devozione a Gesù Nazareno.
“A vistuta di li vua” si svolge in via Teatro nel pomeriggio del sabato e della domenica ad opera della famiglia Lombino, ed accuditi amorevolmente dallafamiglia Russotto ed Amormino che hanno tale incarico per tradizione.
Prima dell’addobbo, vengono lucidati gli zoccoli degli animali e poi dipinti di colore nero.
Gli animali poi vengono tenuti appaiati con un grosso legno, detto “u iugu”, posto di traverso sul collo.
Completato l’addobbo, mentre la banda musicale intona alcune marce, la famiglia Lombino allieta i presenti con un rinfresco.
Prima della partenza del Carro, i buoi, con a seguito la banda musicale, sono condotti dai proprietari e dai componenti del comitato in prossimità del Carro.
In passato, secondo un costume diffuso, al loro passaggio gli uomini scoprivano il capo e ci si faceva il segno della croce.
La processione dei ceri votivi e la messa di ringraziamento
Fin dalle prime luci dell’alba della Domenica, il sonno dei sangiovannesi viene bruscamente interrotto dal ritmico fragore dell’alborata, un caratteristico sparo di bombe a salve che anticipa i più ricchi fuochi artificiali della sera;
subito dopo, la solenne Concelebrazione Eucaristica delle ore 7.00, inaugura la Processione Penitenziale dei Ceri Votivi.
Intorno alle 8.30, inizia la commovente processione con la corona aurea. I fedeli, che presentano il “viaggio” a Gesù Nazareno, si dispongono su due file, procedendo lentamente con i ceri in mano, per le principali vie del paese; ad esse segue la corona aurea.
Nel frattempo, altri fedeli provenienti dai diversi quartieri di San Giovanni Gemini e Cammarata, si accostano alle due file, fino a formare due lunghissime cordoni umani.
Molti cittadini, che nel corso dell’anno hanno espresso un “voto” o ottenuta la “grazia” invocata, camminano a piedi nudi in segno di devozione.
La lunga processione arriva poi in Chiesa Madre; le due lunghe file umane entrano, e, dopo aver posto l’offerta nell’urna, i fedeli in un clima di preghiera, si recano al’altare Maggiore per omaggiare il simulacro di Gesù Nazareno.
E’ una processione ordinata, silenziosa e commovente, scandita dalla recita del Santo Rosario e da canti penitenziali che vede fedeli uniti dalla stessa fede verso il Nazareno, sopportando il lungo cammino ed il sole cocente di mezzogiorno.
Quando la corona aurea fa il suo ingresso in Chiesa, quest’ultima è gremita in ogni angolo; il rito di incoronazione, da alcuni anni, è presieduto dall’Arciprete protempore che la pone sul capo del simulacro ed i fedeli devoti, con veemenza ed ovazione proferiscono il famoso “W GESU’ NAZARENO”.
Subito dopo inizia la Santa Messa di ringraziamento, animata dai canti del coro.
La corona aurea
La corona aurea, del peso di 1,5 Kg circa, è il frutto dell’amore e della devozione dei sangiovannesi e cammaratesi a Gesù Nazareno. L’idea di formare una corona d’oro con i doni votivi era affiorata nel 1960 con il consenso del clero, del comitato e dei cittadini devoti. Poiché i doni votivi non erano sufficienti a coprire le spese, si pensò di raccogliere altro oro nei due paesi. Allora si verificarono scene davvero commoventi: sangiovannesi e cammaratesi di ogni età accorrevano spontaneamente presso il comitato e generosamente offrivano oggetti di ogni tipo e dimensione.
L’11 giugno 1961, al centro di Piazza Nazareno, il sogno si concretizza: Mons. Giovan Battista Peruzzo, in quel tempo Arcivescovo di Agrigento, cingeva il capo di Gesù Nazareno con una corona d’oro alla presenza di numerosissimi fedeli in un tripudio di gioia e commozione.
Nella realtà la corona aurea potrebbe rappresentare una contraddizione alla corona di spine posta sul capo di Gesù Crocefisso. Essa invece è una testimonianza di fede, un simbolo di liberazione, infatti l’accostamento della corona d’oro alla corona di spine è felice, poiché una volta calcata sul capo di Gesù, si impreziosì perché egli è il Re.
La Santa Croce
La Santa Croce venne comprata dai componenti del comitato della festa di Gesù Nazareno. Tuttavia, poiché non si disponeva della somma di 1000 lire occorrente per comprarla, il signor Napoli, devotissimo al SS. Crocifisso, decise di approntare la somma e poi lasciarla in dote alla sua famiglia.
Non si conosce l’anno in cui la Santa Croce venne comprata per l’assenza dei documenti di compravendita. La data del 1887, che si legge in basso sul braccio lungo, è l’anno di costruzione.
La Santa Croce alta 2,60 m e larga 1,50 m, è in rame con fusione argentea e viene sostenuta all’interno da una struttura in legno pregiato della stessa dimensione.
A forma di croce latina, presenta dei terminali a trifoglio artisticamente lavorati, con al centro il busto ad alto rilievo dei tre evangelisti Matteo, Marco e Luca. Al centro del braccio lungo, spiccano il rilievo della testa di Giovanni l’Evangelista e due puttini reggenti un fregio fiorato.
La Croce è egregiamente decorata con basso-rilievi raffiguranti ornamenti militari romani e fregi attinenti alla crocifissione e morte di Cristo.
Il venerdì della festa, la Santa Croce, dopo la benedizione nella chiesetta di Santa Lucia, viene portata solennemente in processione per le vie principali del paese fino alla chiesa Madre. Qui vi rimane fino al lunedì, giorno conclusivo dei festeggiamenti, facendo il percorso opposto in solenne processione verso la chiesetta di S. Lucia.
Con la benedizione e il ringraziamento del parroco si conclude solennemente la festa più importante dell’anno per le due comunità di San Giovanni Gemini e Cammarata.
“A cunnuciuta du carru”
Il sabato si svolge la “scinnuta” del Carro Trionfale lungo il Corso Francesco Crispi per circa 380 metri, mentre la domenica si ripercorre il tragitto inverso detto “l’acchianata du Carru”.
E’ un avvenimento tanto caratteristico, singolare e folklorico da stimolare il ritorno di tantissimi sangiovannesi e cammaratesi emigrati e di richiamare la curiosità e l’attenzione di numerosi forestieri.
I buoi vengono disposti davanti al Carro, le bande musicali di San Giovanni Gemini e Cammarata si sistemano sui due lati della “barca” a poppa e a prua.
La partenza del Carro in processione, è un momento particolarmente atteso dalle popolazioni radunate tra la cappella dell’Ecce Homo e la Piazza Largo Nazareno.
Prima della partenza, il sacerdote invoca la protezione di Gesù Nazareno per tutto il percorso e impartisce la benedizione al Carro ed al popolo. L’assordante sparo dei mortaretti annuncia la partenza imminente, l’addetto alla campanella invita la popolazione a disporsi lungo il “cordone” utile a frenare il Carro. La folla grida più volte “Viva Gesù Nazareno”, tutti sventolano le bandierine, vengono tolti i cunei ed il Carro inizia il suo cammino.
Il Carro inizia così la sua lenta discesa, con piccole tappe, mentre le musiche delle due bande, si alternano nelle sinfonie.
Una volta, quando il fondo stradale era accidentato, il movimento del Carro era molto più pericoloso e, per renderlo più agevole, si adagiavano nella strada i rami delle ginestre in piene fioritura; oggi, in ricordo di allora, i fiori di ginestra vengono lanciati dall’alto del Carro, lanciando dall’alto del Carro Triofale e dai balconi adiacenti, anche volantini di carta colorati con scritto “Viva Gesù Nazareno”.
La festosa processione del Carro si conclude vicino via Rossini, a margine del centro storico, tra lo scoppiettare dei mortaretti, l’armonico suono delle marce di ringraziamento delle bande musicali e i “Viva Gesù Nazareno” della folla.
Il giorno successivo, la domenica, vi è “l’acchianata du Carru”. La grossa fune che durante la “scinnuta” era stata utilizzata per frenare il Carro, servirà invece per essere trainato dai fedeli verso l’arrivo.
Inoltre, il timone, non più utile nella primitiva posizione, viene legato nella parte opposta della base, in modo che durante “l’acchianata” sporga sul davanti.
“U scherzu di fuacu”
L’affascinante spettacolo pirotecnico si svolge dopo l’arrivo del Carro la domenica sera.
E’ uno spettacolo degli artistici fuochi artificiali e tutti ne ammirano i colori, le policrome piogge di luce, le girandole e le bombe.
Lo spettacolo pirotecnico conclude i festeggiamenti in onore di Gesù Nazareno.
Molte le foto ed i video dele dirette presenti sulla pagina ufficiale www.facebook.com/gesunazare